Eid al-fiṭr

Anche quest’anno, con le dovute cautele e protezioni nel rispetto delle norme anti COVID-19, si sono svolte, per tutta l’Italia, da nord a sud, le cerimonie che, nella religione islamica, mettono fine al lungo periodo di digiuno a conclusione del mese lunare di Ramadan.
“Eid al-fiṭr” è il nome di questa religiosa festa d’interruzione (del digiuno appunto) che vede raccolti tutti i musulmani ,nelle funzioni svolte, nelle case e nelle moschee.

Questa festa è indubbiamente la più sentita del mondo islamico perché arriva alla fine di un prolungato periodo di preghiera e di astinenza dal cibo sino al tramonto e dunque, sempre rimanendo fedeli (è proprio il caso di dirlo) alle disposizioni del governo per contrastare la diffusione del virus, la cerimonia è avvenuta all’aperto a Cesano Maderno, nel villaggio Snia.

Qui, all’interno di un’ampia ex area industriale, la comunità pakistana di Desio, si è potuta ritrovare in totale sicurezza, adeguandosi alle vigenti disposizioni e quindi garantendo l’uso dei dispositivi e il rispetto della distanza di sicurezza tra i fedeli.

Ho potuto così assistere e fotografare questo intenso momento di preghiera, accompagnato dalla voce del richiamo del Muezzin che induce i fedeli all’adorazione collettiva. Grandi, piccoli, di colore e non, alcuni con indosso gli abiti tradizionali, altri meno rigorosi, ma tutti indistintamente “uniti” malgrado tutto.

A colpirmi sono stati i loro sguardi; duri, espressivi, così profondi da arrivare dentro al mio obiettivo e darmi la possibilità di raccontarli attraverso un bianco/nero tagliente e vigoroso proprio come i loro occhi.
Quando si sono distesi lungo tutto il prato arido, ordinando i tappeti ad un metro l’uno dall’altro e lasciandomi “fuori il loro luogo di devozione” ho potuto avvertire quanto fosse vasta e varia la spiritualità delle persone. Ad un tratto, mentre erano curvi, piegati in posizione di preghiera, sembravano aver preso un’unica forma e le loro tuniche, illuminate dal sole giovane della mattina, declinavano naturalmente tutti mezzi toni del bianco nero.
Non è stato semplice. Non è mai semplice raccontare quello che si cela dietro la spiritualità degli uomini perché non è tanto quel che vedi che devi fotografare ma come lo vedi.

Certo, questo periodo di lockdown e di paura ha forse modificato il nostro modo di “star accanto” al prossimo ma probabilmente ci sta anche insegnando che per stare realmente vicini non è necessario ridurre la distanza ma guardare nella stessa direzione e metaforicamente è stato proprio quello che ho capito dalla comunità pakistana che mi ha ospitato quella mattina; nonostante il distanziamento sociale, gli sguardi e le preghiere s’incontravano in una sola direzione: la Moschea sacra della Mecca.
E’ stata una mattina di lavoro faticosa ma sicuramente un’esperienza personale incredibile.

Questo sito fa uso di cookies. Continuando ad utilizzare il sito si accetta l'utilizzo dei cookies. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi